Era l’unico trofeo importante che gli mancava in bacheca e l’eterna allergia ai tracciati ovali non sembrava essere a favore di Will Power a Indianapolis; invece, un po’ a sorpresa, l’australiano è riuscito ad accaparrarsi la 102esima edizione della 500 Miglia, la celebre corsa sul catino più famoso d’America (e del mondo).
Una strategia perfetta per Power, che ha saputo azzannare al momento giusto dopo una gara d’attesa: negli ultimi giri l’alfiere del team Penske aveva lasciato scorrere Stefan Wilson e Jack Harvey che, dopo l’ultima caution, avevano preso la testa della corsa, ma rimanendo poi a secco e costretti poi a virare verso i box per l’ultimo rabbocco e lasciando campo aperto a Power. Vittoria meritata dopo tanti anni di delusioni sul catino dell’Indiana e per Roger Penske è il diciassettesimo sigillo a Indy come proprietario di un team. Rimasto a bocca per Ed Carpenter, partito dalla pole position e bravo a tenere la leadership nel primo quarto di gara ma arrivato sul traguardo solamente 2°. Gran corsa invece per Alexander Rossi, partito dal fondo e risalito fino alla quarta posizione, segnando dei giri velocissimi e alcuni sorpassi da urlo proprio sul finale. 3° Scott Dixon, autore di un’ottima gara ma persa solamente nella volata finale, mentre Ryan Hunter-Ray e Simon Pagenaud rientrano nella top-10 ma mai veramente in lotta per la vittoria.
Non sono mancati i botti a Indianapolis: molti nomi illustri hanno terminato anzitempo la Indy 500 tra cui il vincitore dello scorso anno Takuma Sato, che ha colpito involontariamente James Davidson dopo che questi aveva vistosamente rallentato la sua velocità. Anche Danica Patrick ha assaggiato le barriere dopo aver perso il controllo della propria monoposto, così come Ed Jones, Sebastien Bourdais, Helio Castroneves e Tony Kanaan. Attimi di paura per l’incidente di Sage Karam, quando la ruota posteriore è schizzata attraversando la pista ma, per fortuna, senza colpire nessuna vettura.
Nota positiva anche per Oriol Servia fino a qualche tornata del termine: lo spagnolo era riuscito a imbucarsi tra il gruppo di testa, non ne aveva più proprio negli ultimi momenti decisivi. All’ombra Graham Rahal e Marco Andretti, rispettivamente 10° e 12° ma sempre rimasti in disparte, così come Josef Newgarden classificatosi 8°.