FIA F2 | L’analisi dell’incidente fatale di Hubert: si poteva evitare?

I punti cruciali della tragedia

Si poteva evitare la morte di Anthoine Hubert? Abbiamo provato rispondere alla domanda con una lunga analisi dei fatti.
FIA F2 | L’analisi dell’incidente fatale di Hubert: si poteva evitare?

Articolo in collaborazione con Yellow Flag Talks.

Si è parlato molto in questi giorni sulle cause e di tutti quegli elementi che hanno portato alla scomparsa di Anthoine Hubert a Spa-Francorchamps, ma non si è ancora messo in ordine il tutto. Ecco cosa si è detto e cosa si è raccolto, sulla base delle informazioni raccolte.

Cosa è successo a Spa-Francorchamps di concreto

Partiamo con la questione più pratica: qual è stata la dinamica dell’incidente? Tutto è partito da Giuliano Alesi che, in salita alla Raidillon, ha perso il posteriore della propria monoposto per una foratura, colpendo le barriere interne e finendo in mezzo alla pista; successivamente, Ralph Boschung ha notevolmente decelerato alla vista del compagno che lo precedeva, allargando leggermente la traiettoria e finendo qualche centimetro oltre il cordolo. Peccato che Hubert, forse non accortosi dello svizzero, lo abbia colpito, finendo contro le gomme esterne. Qui si aggiunge un’altra tragica fatalità: con i detriti sparsi sull’asfalto, Juan Manuel Correa perde la direzionalità dell’auto per un cedimento dell’ala anteriore – e, forse, anche per conseguente foratura – e colpisce lateralmente il francese, che si trovava comunque nella via di fuga. Per il resto, sappiamo come è purtroppo finita…

Le protezioni: si poteva far di più?

La prima contestazione viene fatta proprio alle protezioni della pista: possibile non avere una miglior soluzione? Sì e no. Per coloro che sono dal lato della risposta positiva c’è Fabrizio Barbazza che, a seguito dell’incidente mortale di Ayrton Senna a Imola nel 1994 e al suo botto con Jeremy Dale a Road Atlanta nel 1995, ha brevettato e omologato un tipo di barriere che non respingessero l’auto indietro. Soluzione che il pilota italiano accusa non essere mai stata usata – e ciò è un peccato –, ma è anche vero che in alcuni tracciati esistano, e forse in un punto critico come lì a Spa-Francorchamps devono esserci. Con ciò, è anche vero che le gomme hanno fatto il lavoro e Hubert si trovava comunque in una zona esterna, ed è una sola tragica fatalità che Correa si trovasse lì. Non parliamo poi di alzare le barriere, col rischio di ritrovare i piloti incastrati com’è successo a Simo Laaksonen nella Formula 3 domenica. Si potrebbe pensare, inoltre, di allargare la via di fuga, spazio permettendo dato che dietro c’è comunque un burrone e si possono guadagnare pochi metri.

Improponibile la sabbia o la ghiaia all’esterno, dato che potrebbero causare capottamenti (come si vedeva nella CART negli anni ’90) o impossibilità di fermare le vetture (Schumacher a Silverstone nel 1999); in più è presente la corsia d’uscita dei box usati per la 24 Ore da gestire, ma la direttrice del circuito Nathalie Maillet ha deciso che verrà messa, in una decisione presa già tempo fa per permettere di ospitare le gare di moto e una possibile tappa del Motomondiale, che hanno diversi criteri rispetto alle quattro ruote.

L’esperienza dei piloti è troppo poca?

Il secondo espediente è l’esperienza dei piloti: non sono ancora maturi? Innanzitutto bisogna chiarire che la Formula 2 è una serie propedeutica, appositamente studiata per crescere giovani piloti diretti verso la Formula 1. Chi accusa Alesi, Boschung, Hubert o Correa di negligenza non ha alcun diritto di avere voce in capitolo: quello del francese si è trattato di un errore di guida e la prova è Nikita Mazepin, che ha rischiato solo pochi secondi prima di perdere ugualmente l’auto in una curva dove si richiede il pedale del gas completamente giù e un gran controllo. A difesa di Alesi c’è anche la foratura alla gomma posteriore, cosa confermata dalla squadra e dalle analisi successive, e non c’è punto peggiore per averla se non tra Eau Rouge e Raidillon. Boschung ha semplicemente rallentato come specificano le regole e i commissari nei briefing del weekend, mentre Hubert e Correa non potevano aver chiara la situazione essendo in salita e, di conseguenza, avendo un punto cieco davanti. Le bandiere gialle sono intervenute tempestivamente, ma proprio quando Hubert ha colpito le barriere.

Correa si trovava senza ala anteriore

C’è da individuare anche l’innocenza di Correa nella sua manovra: come si possono notare nei video amatoriali, la pista era ricca di detriti della vettura di Alesi e, quasi sicuramente, lo statunitense ha colpito uno di essi che gli ha fatto cedere l’ala – si nota un fumo bianco anomalo che compare dalla sua Dallara, oltre al fatto che il pilota percorra la sua traiettoria completamente dritto. Purtroppo, per aver una maggior analisi, servirebbero le on-board che, ovviamente, non sono disponibili se non solo alle autorità e alla FIA e mai verranno diffuse.

Halo positivo dopo Spa-Francorchamps

Un punto importante da sottolineare, estremamente positivo: l’utilità dell’Halo. Il sistema di sicurezza fatto entrare prepotentemente nel 2018 ha dato il suo apporto senza sé e senza ma, non come successo con Charles Leclerc in F.1 sempre a Spa nel 2018 (col beneficio di diversi dubbi), proteggendo la testa di Jordan King e di Sean Gelael dai pezzi volanti degli spoiler posteriori di Alesi e di Boschung; emblematica anche la foto dell’indonesiano della Prema, con l’Halo chiaramente sfregiato, segno che si è evitata la tragedia nella tragedia.

Nessun dubbio sulle vetture Dallara

Concludiamo anche su chi ha mosso il dubbio sulla struttura delle monoposto: con gli anni Dallara ci ha dimostrato che, a livello di sicurezza, sono il meglio che si possa provare – chiedete a Sophia Flörsch – e anche sabato lo hanno dimostrato: la cellula del pilota è rimasta intatta, ma da evidenziare è che Hubert non ha solo subìto una o due criticità (quando ha colpito Boschung e quando ha colpito le barriere), ma ben tre e lateralmente, il punto più delicato di una vettura a ruote scoperte. Con il livello di tecnologia e di materiali a cui siamo arrivati nei tempi odierni è impossibile far di più, e siamo certi che Dallara già da tempo sta studiando nuovi sistemi per superare tali difficoltà strutturali.

Le conclusioni sull’incidente

Con i punti precedenti possiamo arrivare a una conclusione: un mix letale di casualità e di sfortuna ci ha portato via Hubert, in un incidente che non si era mai visto prima né in Formula 2, né in Formula 1, né in questi ultimi anni. Cercare una scusante o una colpa è inutile, così come coloro che affermano che si potesse evitare tutto. Certamente siamo d’accordo che si possa sempre migliorare, ma sabato non si poteva far nulla. E assistere inermi a una tragedia fa male a tutti.

Riposa in pace, Anthoine.

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