Durante il weekend che ha visto correre Formula Uno, Gp2 e Gp3 a Monza abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei protagonisti della categoria propedeutica la massima serie. È Johnny Cecotto Jr., venezuelano classe 1989 e figlio d’arte di quel Johnny Cecotto che a metà degli anni ’80 ha corso in Formula Uno. Nel mondiale è attualmente al quarto posto con due splendide vittorie in Spagna ed Austria e due recenti podi sull’ostico circuito di Spa – Francorchamps.
Lo andiamo a trovare presso il motorhome di Trident, dove ha risposto con grande generosità alle nostre domande.
Raccontaci come hai cominciato a correre.
«Ho iniziato relativamente tardi con i kart quando avevo tredici anni, proprio perché non sapevo di poter prendere parte alle corse così giovane. Un giorno un amico mi ha detto che avrei potuto tranquillamente prendere parte a competizioni di rilievo e che vedendo le mie abilità di guida avrei potuto sfondare in quel mondo, così ho cominciato a “mettere pressione” a mio padre. Dopo un po’ ha ceduto e mi ha portato a correre con i kart dove ho partecipato per due stagioni a diversi campionati prima di passare alle monoposto, a soli 15 anni.»
Tuo padre ha corso due stagioni in Formula Uno. Ti aiuta dandoti sempre alcuni consigli in vista di un Gran Premio?
«Certamente ha potuto aiutarmi ma non nel mondo dei kart, dove purtroppo non aveva esperienze e gli è risultato un mondo tutto nuovo, come per ogni padre che accompagna il figlio per passione.»
Il ritorno a casa Trident dopo l’esperienza terminata nel 2010. Come ti trovi attualmente con la scuderia? Pensi sia ambiziosa?
«Mi trovo molto bene e sono contento di far parte della famiglia Trident. Tutti qui hanno grande spirito lavorativo e sono molto qualificati nel lavoro che svolgono. Gioiamo assieme e soffriamo assieme, sappiamo esserci Team che militano in questa serie da anni sempre ai massimi livelli e che ogni anno puntano al titolo anche grazie all’esperienza acquisita, tuttavia non ci diamo mai per vinti e ci riprendiamo in fretta per essere sempre competitivi.»
In che modo e sotto quali aspetti pensi di essere maturato dopo le varie esperienza in Europa ed Asia?
«Ogni giorno c’è sempre qualcosa da imparare nella vita di ognuno di noi. E quando accettiamo di imparare quel qualcosa ecco che si migliora. Penso che finalmente io abbia trovato una scuderia che crede in me ed una macchina competitiva, perché prendono anche in considerazione le mie sensazioni finita una sessione di guida ed io a mia volta seguo i loro consigli. Grazie a questo scambio reciproco di informazioni siamo riusciti a progredire positivamente nell’arco della stagione, facendo una grossa differenza da un punto di vista globale della nostra situazione. Avere una monoposto con il giusto set-up rende sempre le cose più semplici e permette di concentrarsi al meglio durante il weekend per non commettere sbavature e senza andare alla ricerca di soluzioni impossibili.»
Cosa ne pensi del circuito di Monza? Dopo l’Austria potrebbe essere un altro circuito dove ottenere la vittoria?
«È un circuito storico, bellissimo perché veloce. Mi è sempre piaciuto questo tracciato e non vedo l’ora di cominciare il weekend. L’obiettivo è sempre quello di stare tra i primi perché sappiamo di poterlo fare, ma come ben sappiamo in categorie come la GP2 basta pochissimo per stravolgere la situazione e trovarsi da primi ad ultimi. Sono una serie di piccoli dettagli nell’arco del weekend che fanno la differenza e noi cerchiamo sempre di correggerci e non commetterli.»
A Spa – Francorchamps hai ottenuto due podi. Sappiamo che è una pista veloce ed al contempo tecnica. Quale è stato il tuo approccio con la pista? Riverserai tale esperienza anche qui a Monza?
«Il circuito belga a caratteristiche simili a quello di Monza ed anch’esso ha un grande valore storico. È veloce ed al contempo tecnico e la nostra scelta di presentare una vettura aerodinamicamente scarica per andare forte lungo i rettilinei ci ha ripagato, tanto che il peggior risultato – se così posso dire – è stato il quinto posto in qualifica. Alcuni dettagli sono stati portati anche qui ma dovremo lavorare maggiormente per quanto riguarda i due rettifili, essendo lunghi.»
Hai già qualche progetto in serbo per la stagione 2015 con Trident?
«Sicuramente il mio pensiero è rivolto al 100% al fine di stagione, però sto già gettando le basi per il campionato del prossimo anno, dove se tutto andrà per il verso giusto avrò l’occasione di sedermi al volante di una Formula Uno. C’è ancora molto da discutere al riguardo, bisognerà valutare le opzioni migliori durante la pausa invernale.»
Come trovi il format della GP2?
«Un campionato molto difficile, credo sia addirittura più competitivo della Formula Uno. Non fraintendiamo: il weekend di gara nostro è molto più corto di quello dei piloti della massima serie, abbiamo meno tempo per girare ed allo stesso tempo imparare il tracciato ed il comportamento della vettura, per questo dico ciò. Ciò è propedeutico per la Formula Uno tranne quando un pilota non riesce a trovare un Team con una vettura che risponda alle tue esigenze, dove vige un clima freddo e distaccato che non ne permetta la crescita. Ciò è successo a diversi piloti talentuosi che a causa di una scelta di Team errata hanno visto la propria carriera fermarsi.»
Parlaci più specificamente di te. Dal punto di vista fisico quanto e come ti alleni? Hai un preparatore o una scheda di esercizi prefissati? Ti alleni ogni giorno?
«Ho un preparatore atletico che mi fa anche da fisioterapista durante tutta la stagione, presente a tutte le mie gare e che svariate volte durante l’anno viene a trovarmi per fare allenamenti mirati e stilare una tabella precisa dei miei allenamenti. Non rimango mai fermo ed alleno ogni muscolo del mio corpo grazie ad un continuo rinnovamento del mio metodo d’esercizio. Ciò dipende molto dalle caratteristiche di un circuito, dal clima e dalle temperature che so di dover affrontare durante uno specifico weekend. In base a tali dati ho due settimane di massimo carico di lavoro fisico per arrivare al top della forma. Funziona così: ho 3-4 ore di allenamento al giorno per sei giorni dove pratico diverse discipline oltre al lavoro muscolare con gli attrezzi.»
Quanto pensi conti la preparazione mentale prima di ogni GP?
«È senza ombra di dubbio molto importante ed al pari della preparazione fisica, noi piloti non possiamo farne a meno. Credo che fisico e mente siano tra loro interconnessi e che se uno dei due non è pronto dopo qualche giro vi sia un veloce decadimento delle prestazioni dovuto anzitutto ad una mancanza di ossigeno a muscoli e cervello. Di lì si abbassa la concentrazione e non c’è più via di scampo. Non bisogna però dimenticare che tutta questa preparazione non comincia al via di una gara, bensì diversi giorni prima, per potersi preparare ad ogni evenienza ed assimilare tutto, come fosse un movimento naturale quando si scende lungo il tracciato poiché non si pensa ad altro.»
Quali sono le emozioni che provi quando sali a bordo della tua vettura?
«Essere pilota è il mio lavoro e proprio per questo ho delle sensazioni diverse dalle altre persone. Quando qualcuno che non corre sale a bordo di una vettura performante vede tutto accelerare intorno a sé ed ha un turbinio di emozioni, per me è diverso. Con l’esperienza acquisita riesco a captare molti più dettagli nonostante l’alta velocità e mi sento nel mio habitat naturale, come avessi tutto sotto controllo. Salire a bordo di una monoposto è sempre una bella sensazione, soprattutto nelle curve veloci dove sai di dover portare la macchina al proprio limite, sfruttando ogni singolo centimetro di asfalto a tua disposizione. Queste per me sono emozioni uniche.»
Ti senti più eccitato in qualifica o in gara? Perché?
«È una domanda piuttosto interessante. Entrambe hanno il loro fascino per ragioni e motivi diversi. Si sa che la gara è la parte più bella di un weekend nonché la più attesa, dove puoi battagliare con gli altri piloti, staccare al limite per sorpassare, gli errori non sono ammessi: tutto è portato all’estremo. Dal canto suo il giro secco per guadagnarsi la pole position durante la qualifica è molto al limite, l’assetto della monoposto è veramente al massimo e sai di poter spingere qualcosa in più, il che la rende divertente.»
Immaginiamo tu venga spesso in Italia per provare il simulatore Trident e lavorare con ingegneri e meccanici della scuderia. Ti piace il nostro paese? Perché?
«L’Italia è un paese bellissimo ed ho avuto anche in passato il piacere di venire qua, mi diverto sempre. Anche la gente è molto calorosa ed una dimostrazione è data dai numerosi tifosi venuti qui per tifare noi tutti, il che mi fa piacere e rende il mio lavoro più bello.»
Che ruolo ricopre la famiglia nella tua vita da pilota?
«Mia moglie è con me sempre ed è il mio punto d’appoggio, un sostegno senza il quale non potrei fare a meno, non solo durante i weekend ma in ogni giorno della mia vita. Ciò si rifà al fattore mentale poiché mi garantisce una stabilità che mi accompagna sempre dandomi tranquillità e concentrazione.»
Sei scaramantico e/o hai dei portafortuna che porti sempre con te?
«In generale direi di no, anche se pensandoci bene mi viene da mettere sempre il guanto destro prima del sinistro e salgo sempre da destra, ma credo sia più per abitudine e dettaglio che per scaramanzia.»
Utilizzi i social networks per aggiornare costantemente i tuoi fans? Loro apprezzano?
«Utilizzo molto Twitter ed ho molti fans che mi scrivono regolarmente e mi mandano messaggi d’affetto, soprattutto dal Venezuela, il mio paese d’origine. È uno strumento molto utile quando viene utilizzato nei giusti limiti, i molti messaggi che ricevo aiutano a caricarmi ancor di più in vista di un weekend di gara e la voglia a fare bei risultati cresce. A volte i social vengono gestiti in maniera scorretta perché ognuno ha libertà di pensiero, tuttavia esprime dei concetti inesatti o totalmente fuori da ogni logica, che trascende la loro conoscenza, per fortuna sono casi isolati e l’utilizzo di questi mezzi di comunicazione è sempre molto utile per scambiare le proprie sensazioni e condividerle con tutti.»
Cosa diresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere una carriera nel motorsport come la tua?
«Direi che quella del pilota è una vita difficile, dove ogni secondo della propria vita è improntato alla ricerca di un miglioramento nel mondo delle corse. Tante ore vanno spese per la preparazione fisica, a quella mentale, ai weekend di gara, alle interviste, al tempo passato in scuderia a lavorare con gli ingegneri durante le pause, incontri con gli sponsor ed eventi organizzati con essi e con la stampa. Guardando il calendario delle gare ci si potrebbe non spaventare, salvo poi scoprire l’ingente mole di lavoro. Tuttavia se fatto bene saprà dare i giusti riconoscimenti col passare del tempo, è importante non demordere mai.»
Lancia un saluto a tutti i tuoi fans!
«Un saluto a tutti i lettori di Motorionline ed ai miei fans. Grazie mille per il calore e l’appoggio che mi date sempre!»
Andrea Villa, Matteo Bramati
Photo credits: Paolo Pellegrini (photopellegrini@gmail.com)