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Dakar | Loeb rivela: “Il percorso 2019 non è nelle mie corde. Nel WRC sarò d’aiuto a Neuville”

Prima di scrivere un nuovo capitolo nella sua pluriennale – e vittoriosa – carriera nel Mondiale Rally,  Sébastien Loeb affronterà il 2019 partendo dalla Dakar, come di consueto da tre anni a questa parte. In questo fine anno le cose sono state un po’ più rocambolesche per l’alsaziano, con l’iscrizione al rally raid effettuata in extremis dopo la conclusione del programma Dakar da parte di Peugeot.

L’intervista a Sebastien Loeb: “Non potevo non tornare alla Dakar”

Loeb infatti, nelle sue partecipazioni dal 2016 al 2018, ha corso con il team ufficiale della casa del Leone: dopo la chiusura delle brevi epopee motorsportive di Peugeot nel Mondiale Rallycross e, appunto, la Dakar, il francese ha potuto trovare nel team privato PH Sport la sua chance di correre ancora sulle sabbie latinoamericane con una Peugeot 3008 DKR.
In una recente intervista a Marca Loeb ha spiegato il motivo per cui ancora una volta gareggerà alla Dakar, rivelando che dopo il ritiro di Peugeot non era nelle sue intenzioni di correre ancora nel rally raid di inizio stagione. Ma poi, dopo lo smarrimento dell’essersi ritrovato appiedato e senza molte alternative per il 2019, nella sua mente si era fatto strada il ricordo dei bei momenti vissuti alla Dakar assieme alla squadra: si tratta di una avventura unica, spiega nell’intervista, e sarebbe stato un peccato non ripresentarsi nonostante mancasse l’appoggio ufficiale di Peugeot.

Negando di avere un conto in sospeso con la Dakar («Terminai secondo alcuni anni fa dietro Peterhansel dopo una bella lotta, nonostante fossi allora un principiante», afferma riferendosi all’exploit del 2017), Loeb prosegue nell’intervista riconoscendo che questa competizione sia rivolta agli specialisti, nonché imprevedibile, ma dal momento che ama vincere cercherà di prepararsi al meglio in quella che non potrebbe definire una gara più difficile di altre, ma sicuramente diversa ed imprevedibile, dove più di ogni altro contesto il navigatore assume un ruolo fondamentale. Sicuramente, la pressione che Loeb e il copilota Daniel Elena avranno non sarà paragonabile rispetto alle volte in cui correvano con un team ufficiale: da privato, prosegue il francese, si vive la preparazione e l’approccio alla competizione in maniera differente, in cui ha dovuto cercarsi anche il budget per correre, rivela.  «Preferisco di gran lunga recitare il ruolo del cacciatore che si porta avanti ed è inseguito dagli altri. Amo questo tipo di sfida», sentenzia.

Le difficoltà vissute da Loeb nella preparazione alla Dakar

Non si sa bene se sia pretattica o sussista un fondo di verità in quello che afferma nell’intervista a Marca, ma Loeb si dice certo che il percorso di quest’anno non sia tagliato sulle sue caratteristiche: «Ammetto che questa Dakar non sia nelle mie corde, per niente. Il percorso nel deserto non è ciò a cui sono abituato [sappiamo che quest’anno la quasi totalità del tragitto sarà su sabbia e dune, ndr], non si confà al mio stile di guida tarato sul Mondiale Rally. Sarà qualcosa di diverso, ma – apre uno spiraglio Loeb – Daniel ed io siamo ormai esperti ed insieme possiamo fare un buon lavoro».
Allo scarso feeling – vero o presunto – con il tracciato di gara si aggiungono i tempi contingentati per la preparazione, difficoltà che comporta il dover correre da privati: ad oggi l’alsaziano ha potuto compiere giusto 150 km di test con la vettura, ed inoltre Elena non avrà il supporto degli altri navigatori di Peugeot, e per un copilota confrontarsi con gli altri colleghi in un team quando si corre un rally raid del genere è fondamentale.

Loeb e i suoi rivali alla Dakar 2019

L’esempio del rivale Carlos Sainz, vincitore alla veneranda età di 55 anni e che correrà anche nel 2019, motiva ulteriormente l’ultraquarantenne a tentare l’impresa: lo stesso francese cita un altra performance di un arzillo collega che quest’anno si è portato a casa il Mondiale WTCR, ovvero Gabriele Tarquini («Anche i “vecchi” hanno un buon futuro», e d’altronde ultimamente la soglia della anzianità è stata spostata dopo i 75 anni, ergo…). A proposito di Sainz, quando erano colleghi in Peugeot Loeb ammirava la sua capacità di spingere sempre oltre il limite, mentre dagli altri compagni di squadra ricorda il buon ritmo di gara (Peterhansel) e la capacità di destreggiarsi sulle sabbie (Despres) ma in generale, afferma, «bisogna essere dei piloti completi per vincere la Dakar».

Concorde sul fatto che Mini e Toyota saranno le avversarie più temibili, in particolare Nasser Al Attiyah e la sua esperienza di guida nel deserto, Loeb spera di poter comunque dire la sua tirando fuori il meglio dalla sua Peugeot 3008 DKR, nonostante sia la versione del 2017: infatti la nuova 3008 Maxi («più veloce e stabile sulle dune») per via di una decisione regolamentare non sarà schierabile.

Le parole di Loeb sulla nuova stagione nel WRC

Infine, il pilota francese dedica un’ultima riflessione al suo impegno dopo la Dakar, ovvero la nuova avventura con Hyundai Motorsport nel WRC. «Sarà una bella sfida, la prima volta che correrò nel Mondiale Rally con una vettura che non sarà un Citroen, che ho guidato dal 2001», afferma, e rivela di aver ricevuto diverse proposte per correre in altre serie ed altri campionati, sia nel WRC che nelle piste, prima di accettare l’offerta della scuderia di Alzenau, con la quale correrà in sei appuntamenti, Rallye di Monte Carlo incluso.
In un’altra intervista il pluricampione rally ha assicurato che il suo obiettivo principale, nella nuova stagione, sarà quello di aiutare il team a raggiungere la vetta del Mondiale Costruttori e supportare Thierry Neuville nella conquista di quello piloti. Le gerarchie, insomma, sono stabilite. Ma il vecchio leone non è ancora pronto per la pensione e difficilmente potrà recitare un ruolo da semplice comprimario, sia nel WRC che alla Dakar.

Luca Santoro:
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