Il cammino di Cristina Gutiérrez alla Dakar prosegue senza intralci: per il terzo anno consecutivo la giovane pilota spagnola conclude il rally raid più ostico al mondo migliorando ulteriormente la sua posizione in classifica generale rispetto alle due edizioni precedenti.
La Dakar 2019 di Cristina Gutierrez
A bordo della Mitsubishi Eclipse Cross Racer, per il gruppo T1.2 (ovvero i prototipi fuoristrada diesel) e preparata da Sodicars Racing, la Gutiérrez con il copilota Pablo Huete ha chiuso la Dakar 2019 al 26esimo posto, con un netto progresso rispetto al 44esimo del 2017 e al 38esimo dell’anno successivo. E sì che quest’anno la competizione era assai più dura, breve (relativamente, erano pure sempre dieci tappe per un saldo di circa 3.0oo km cronometrati e poco più) e come di consueto estrema, tra le dune insidiose del deserto della regione meridionale del Perù e lo snervante fesh fesh.
Non basta, perché Cristina Gutiérrez rappresenta l’unica rappresentante femminile del suo Paese a concludere la Dakar 2019, anche se il parco piloti donne al rally raid organizzato da ASO aumenta nel corso degli anni sino a raggiungere la cifra record nella 41esima edizione, ma resta sempre troppo basso. In ogni caso la pilota iberica è la prima donna classificata nella categoria auto, oltre ad essere settima nella classe T1.2. Il tempo finale registrato per completare i dieci giorni di competizione è di 55 ore, 56 minuti e 14 secondi.
I migliori risultati della Gutiérrez quest’anno sono stati due 24esimi posti nelle tappe sette e nove, ed alla fine resta fuori dai migliori venticinque per soli 13 minuti e mezzo di gap, che alla Dakar sono proprio una manciata di sabbia. Ma il piazzamento ottenuto «al terzo anno di Dakar è da considerarsi un trionfo», ha dichiarato raggiante la pilota, certa alla vigilia di potersi divertire molto quest’anno dopo due anni di rodaggio.
Le difficoltà della Dakar 2019: “Ma Cristina Gutierrez è da top 20”
A 27 anni può già affermare di essere stata l’unica donna a terminare la Dakar (è successo lo scorso anno) e di aver tenuto testa all’edizione più tosta degli ultimi anni: «Per me è difficile stabilire quale sia stata la Dakar più dura – ha spiegato una volta terminata la sua avventura – perché ogni anno abbiamo partecipato con una macchina diversa; devo però ammettere che in alcuni momenti abbiamo sofferto molto», come nel corso della quinta tappa, ovvero la seconda parte della temibile Marathon (quindi senza assistenza), in cui l’equipaggio si è ritrovato con due radiatori rotti della Mitsubishi: a momenti Gutiérrez e Huete erano prossimi al ritiro.
Ma le difficoltà non erano finite, visto che nella seconda parte della Dakar 2019 i due hanno sopportato temperature dentro il loro abitacolo che hanno toccato i 60 gradi percepiti, come è avvenuto in tappa nove. Nonostante ciò la loro consistency è stata ineccepibile, scansando errori con maggiore destrezza rispetto agli scorsi, anche grazie alla vettura con la quale Cristina Gutiérrez ha costruito un ottimo feeling («Sono sicura che ci darà molte soddisfazioni in futuro»), sebbene non sia stato possibile evitare comunque qualche piccolo sbaglio e qualche penalizzazione («Eccessiva a mio parere», ci tiene a precisare la pilota).
In tutto ciò al fianco della pilota c’era nell’abitacolo della Mitsubishi un rookie quale è stato Huete: «È stato impeccabile – ha tessuto le lodi del suo copilota e nell’eventualità anche meccanico Cristina Gutiérrez – incredibile fin dal primo giorno. Gli sono molto riconoscente per la fiducia che mi ha dimostrato. Sentirete ancora parlare di lui in futuro». Vede e rilancia Huete: «Devo ringraziarla per avermi dato l’opportunità di partecipare e di vivere questa esperienza. Il modo in cui lavora è incredibile e, come pilota, ha dimostrato di poter stare tra i primi 20».