Concluso nella maniera più polemica che potesse esserci il Campionato Italiano Rally, proseguono le nostre interviste ai protagonisti di stagione. È il turno di Andrea Crugnola, vicecampione CIR 2019 e due volte trionfatore nella categoria Asfalto del nostro Tricolore.
Il varesino ha disputato una stagione che potremmo definire della consacrazione definitiva tra i piloti che ambiscono allo scudetto: già secondo classificato nel CIR Junior 2010, Crugnola ha dalla sua un curriculum di tutto rispetto nel mondo dei rally, dalla gavetta (e alcuni successi come il Citroen Racing Trophy conquistato nel 2012, mentre è dell’anno successivo il trionfo definitivo nel CIR Junior) sino all’approdo nel WRC (con le R3T) e nell’ERC Due Ruote Motrici (con la Peugeot 208). Prosegue la sua carriera nella classe R5 dal 2017, salendo a bordo della Ford Fiesta sia in alcune tappe del WRC2 che dell’IRCup. Infine, dal 2018 l’impegno esclusivo con il CIR (oltre all’immancabile appuntamento di fine stagione al Monza Rally Show), ottenendo subito il titolo nella categoria Asfalto con la Fiesta R5.
Il resto è storia, con Crugnola che in questa stagione ha condiviso con il navigatore Pietro Ometto l’abitacolo della Skoda Fabia R5, con la quale firma il primo posto in Gara 1 al Rally Italia Sardegna, e della Volkswagen Polo GTI R5 (con cui ha invece trionfato al Rally Due Valli) per il team HK Racing. Ma lasciamo la parola al varesino, che ci traccia un bilancio sul suo campionato e non solo.
Crugnola: “Mi sono trovato subito a mio agio con la Volkswagen Polo R5”
Laurearsi vicecampione italiano rally è un punto di svolta nella tua carriera o è solo un’altra tappa verso futuri traguardi?
«È sicuramente una tappa della mia carriera perché ogni giorno sento il bisogno di migliorarmi».
A cosa daresti più peso, alla soddisfazione di essere secondo nel CIR 2019 o al rammarico di non aver coronato con il titolo una stagione da protagonista?
«C’è più soddisfazione che rammarico ma mi baso su altri fattori. Sono stato il pilota che ha vinto più prove speciali quest’anno [43 in tutto, ndr] e sono riuscito ad aggiudicarmene almeno una in ogni gara a cui ho preso parte. Questo dimostra la crescita che ho avuto rispetto allo scorso anno: significa che la direzione è quella giusta».
Ad un certo punto della stagione sembrava che il ballottaggio per gli sterrati tra la Skoda Fabia R5 e la Volkswagen Polo GTI R5 andasse a favore della prima. Poi al Tuscan hai corso con la Polo, con la vettura che si è difesa al meglio sul fondo terra. Si è trattato di un scommessa o di una scelta ponderata?
«È stata una scelta ponderata. Gli accordi di inizio stagione con il team HK Racing prevedevano l’uso della Polo su asfalto e della Fabia sulla terra.
Siccome al Tuscan ci giocavamo il campionato abbiamo deciso di comune accordo di giocare la carta Polo. Mi sono trovato subito a mio agio con la vettura: con il senno di poi è stata la scelta giusta».
“Molto del pilota che sono oggi lo devo alle esperienze nel WRC e nell’ERC”
Al di là del correre con la vettura giusta e con il miglior supporto possibile da parte del team e degli sponsor, quanto è stata fondamentale l’esperienza all’estero tra WRC ed ERC per dominare due anni di fila nel CIR Asfalto e diventare un serio pretendente per lo scudetto?
«Reputo la mia esperienza all’estero fondamentale per la crescita di un rallista. Molto del pilota che sono oggi lo devo alle esperienze fuori confine».
Sei stato tra i piloti che in questa stagione hanno avuto a che fare con le forature, imprevisto che va messo in conto nel mondo delle competizioni rally. Tuttavia al Tuscan Rewind la situazione è arrivata al punto di non ritorno, con la polemica che ha coinvolto Campedelli e Rossetti ed un campionato a loro dire pregiudicato da forature sospette. Secondo te c’è un problema sicurezza che coinvolge il CIR? Giusto minacciare l’abbandono del Tricolore se la Federazione non affronterà la questione, risolvendola?
«Sono sicuramente eventi gravi, che condanno con forza. Al momento è stata aperta una inchiesta ed è dunque giusto aspettarne l’esito. Mi auguro che si possa trovare una soluzione in grado di proteggere il risultato delle gare e la credibilità del nostro sport».
Azzardiamo: possiamo dire che il CIR quest’anno sia stato deciso dagli episodi, più che dalla lotta vera e propria soprattutto tra voi quattro in lizza per il titolo?
«È stato uno dei CIR più emozionanti di sempre, con quattro piloti costantemente in lotta per la vittoria di prove speciali, gare e titolo. Credo che ognuno di noi sia stato da stimolo per gli altri nella continua ricerca del miglioramento. Sarebbe un peccato perdere totalmente di vista l’aspetto sportivo».
Crugnola: “Siamo già al lavoro per la prossima stagione, fondamentali i test pre-gara”
La programmazione delle stagioni non la decide tanto il pilota quanto il budget che riesce a raccogliere il progetto che lo sostiene, soprattutto se corre da privato: possiamo però dire che quest’anno sono stati definiti dei punti fermi (la vettura, le gomme, il navigatore Pietro Ometto, il team e così via) con cui potresti continuare nell’immediato futuro?
«Direi di sì. Con le nostre sole forze siamo riusciti a combattere con piloti fortissimi supportati da programmi ufficiali. Questo ci fa onore. Mi auguro di poter dare continuità al lavoro svolto quest’anno, forte di dati e conoscenze consolidati. Stiamo già lavorando alla prossima stagione: l’obiettivo è riuscire a svolgere più test pre-gara, un aspetto che reputo fondamentale per vincere un campionato».
Il mondo dei rally sta vivendo un momento piuttosto incerto: l’addio di un costruttore storico come Citroen al WRC renderà più povero un Mondiale in transizione verso un futuro ibrido, e pure noi ci siamo messi con la coda polemica del nostro campionato ed alcuni episodi davvero incresciosi, penso a quanto avvenuto a Giacomo Guglielmini al Tuscan Rewind. Forse la miglior immagine di quest’anno è il successo del tuo amico Chris Ingram nell’ERC, ma pure lui ha dovuto penare per concludere la stagione. Questo sport sta entrando in una fase di crisi?
«L’addio di Citroen al WRC è sicuramente una brutta notizia. Non dobbiamo però dimenticare che la serie iridata è in crescita e che il passaggio all’ibrido potrebbe attrarre nuovi costruttori. In generale, il motorsport è sempre stato un mondo dove il budget a disposizione gioca un ruolo fondamentale ed il quadro economico mondiale non facilita certo l’affiliazione di nuovi partner. Chris è stato bravo a non arrendersi nella ricerca del budget per completare la stagione: il titolo ERC è la giusta ricompensa per la sua caparbietà e le sue prestazioni. Dispiace invece per Giacomo: certe cose sono inaccettabili e incomprensibili. E devo fargli i complimenti per la splendida gara che ha saputo fare mettendosi subito alle spalle l’accaduto».