Il fattaccio di Lonato non è la rappresentazione del mondo del karting

La comunità di kart è tutt'altro che risse e violenza

Luca Corberi è stato protagonista in negativo questa domenica a Lonato nel Mondiale KZ, ma il karting è davvero così? No, è un posto fatto di rispetto e amicizia: dimentichiamo presto il fattaccio.
Il fattaccio di Lonato non è la rappresentazione del mondo del karting

Il mondo del karting è magico, ricco di passione e di amicizia. Non seguito dagli abituali tifosi televisivi della Formula 1 ma da piccoli appassionati di motori, le gare che vede protagonisti questi piccoli missili sono il vero simbolo del motorsport: tutti hanno cominciato da qui, con sogni e speranze di giovani talenti che si scontrano con la dura realtà della competizione.

Ecco, competizione: voglio concentrarmi su questa parola perché è la centralità di tutti gli sport, dove ci si mette in gioco contro altri colleghi e atleti nel pieno rispetto delle regole. Il karting è questo: tra grandi duelli e odore di benzina c’è ampio spazio per conoscersi e fare amicizia; un esempio su tutti è quel filo che collega i vari Charles Leclerc, Alex Albon, Lando Norris e George Russell, arrivati in Formula 1 ma legati da un sincero rapporto umano di affiatamento, fratellanza e rispetto.

Cos’è successo domenica a Lonato nel Mondiale KZ

Purtroppo, tutto il panorama del karting è diventato protagonista in negativo questa domenica a livello internazionale agli occhi di tutti, in occasione di un episodio della finale della classe KZ nel FIA Karting World Championship a Lonato. Luca Corberi, pilota di Tony Kart e figlio del proprietario della pista Marco, ha staccato il bumper anteriore del suo kart e lo ha lanciato contro Paolo Ippolito, che lo aveva mandato contro le barriere nel giro precedente. Non contento di ciò, al termine della corsa è andato alla carica dell’alfiere di CRG alla ricerca della rissa, raggiunto poi dal proprio padre (qui il video, se volete).

Senza mezzi termini, è un gesto vergognoso. Bisogna specificare che Ippolito è entrato pericolosamente in contatto con Corberi dato che l’incidente è avvenuto nella velocissima curva 1 (comunque un normale contatto di gara), ma ciò non giustifica la reazione successiva sapendo anche che Ippolito è stato squalificato giustamente dalla corsa, su decisione dei commissari di gara. Può passare una sfuriata verbale, un insulto subito dopo l’incidente, ma lanciare oggetti in pista verso il proprio avversario e attenderlo dopo mezz’ora solo per alzare i pugni va contro ogni principio di sportività e di civiltà.

A questo si aggiunge il ruolo del padre Corberi nella dinamica: un proprietario di una pista come Lonato che è ben conosciuta agli occhi di tutti gli addetti ai lavori e in quel momento sede del Mondiale licenziato dalla Federazione non può macchiarsi di tale scempio ma, anzi, doveva mostrare tutt’altro atteggiamento: fermare il proprio figlio e sedare la rissa. Anzi, sembra che avvesse cercato il corpo a corpo con il padre di Ippolito appena avvenuto l’incidente, cosa che fa ben pensare le malelingue…

Tutti contro Luca Corberi sui social

Dure le reazioni da parte di tutti, soprattutto da grandi figure del motorsport: partendo la Laurens Vanthoor, passando per Andrea Bertolini, Pipo Derani, Jean-Eric Vergne e arrivando a un Jenson Button che, categorico, cinguetta su Twitter: «Life ban for both of these idiots please» (tradotto: «Squalifica a vita per tutti e due questi idioti, per piacere» riferito ai Corberi). Anche diversi colleghi che non si occupano del karting si sono subito scagliati contro, senza però spiegare il contesto in maniera completa.

Travisanutto ha ragione: “Smettiamo di convidivere tale odio”

Noi vogliamo fare di più: meno spazio a questa piccola macchia nera ma, anzi, mettiamo il focus su quello che è il vero mondo del karting: amicizia e rispetto, già citate in apertura di questo editoriale. Questa comunità è fatta di grandi amici prima di grandi persone, che danno il 100% per una disciplina di nicchia che, però, è il caposaldo del motorsport e per la carriera di qualsiasi pilota che vuole puntare in alto. E a mettere tutti d’accordo è Lorenzo Travisanutto, uno dei migliori talenti nostrani con due titoli Mondiali e un Europeo, che scrive su Facebook: «Basta condividere l’odio di queste immagini perché sono la peggior pubblicità per uno sporto che tutti amiamo. […] Fortunatamente ci sono più casi di bei gesti ogni giorno, non rendiamo che uno cattivo offuschi la reputazione della nostra disciplina. Condividiamo il meglio di noi stessi».

Lasciamo la parola alla FIA

È proprio questo il punto: appena succede il fattaccio sono tutti in prima linea, ma bisognerebbe invece dar spazio al bello dello sport, soprattutto il karting che è simbolo per eccellenza di rispetto profondo per il talento altrui e luogo vissuto comunque da piloti professionisti. Luca Corberi si è scusato pubblicamente ieri – probabilmente più per via delle pressioni dei propri avvocati che per altro – per il gesto e rinuncerà a correre, anche se personalmente considero una scelta sbagliata perché gli errori bisogna sempre affrontarli di petto. La Federazione ha già aperto un’inchiesta e, come si vocifera, verranno sospese le licenze di Tony Kart e CRG per il resto della stagione, oltre all’espulsione di Luca e Marco Corberi: segno che queste triste azioni vengono sempre giudicate con serietà per lasciare invece posto alla gioia e al divertimento delle competizioni sportive. E così deve essere e lo è sempre stato.

 

Copyright foto: Fotocar13 / Vroom Karting Magazine

[Articolo revisionato nel 2022: corretti alcuni errori di battitura, aggiornato embed del post di Luca Corberi]

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