WRC | Il campionato punta a gare in Cina e negli USA: “In futuro lo faremo”

Per allargare i mercati ed attrarre costruttori

Oliver Ciesla, amministratore delegato del WRC Promoter, conferma l'intento di portare il campionato nei confini della Cina e degli Stati Uniti, e parla anche del ruolo dell'ibrido nell'attrarre i costruttori auto
WRC | Il campionato punta a gare in Cina e negli USA: “In futuro lo faremo”

Se la stagione 2020 è ancora un rebus difficile da risolvere, il WRC comunque guarda avanti per cercare di allargare i suoi confini, attrarre più portatori di interesse ed aumentare ulteriormente il valore della competizione.

I precedenti del WRC in Cina ed in USA

Qualche mese fa vi avevamo parlato di una ipotesi relativa al ritorno in Cina del Mondiale, dopo l’ultima volta (a dire il vero mai disputata per via del maltempo e delle inondazioni che resero impraticabile gareggiare) nel 2016. Dopo quel precedente non andato in porto – l’altra volta in cui si corse nel gigante asiatico fu nel 1999, con il rally nato due anni prima – non si parlò più di un coinvolgimento cinese nel WRC, almeno sino alle nuove voci saltate fuori lo scorso anno. Stesso dicasi per gli Stati Uniti, altra realtà geografica già frequentata dal campionato e per la quale si pensa ad un ritorno. L’ultima volta del massima competizione rallistica al mondo in terra nordamericana risale alla fine degli anni Ottanta, con l’Olympus Rally che si correva nello Stato di Washington.

“Vogliamo tornare in Cina e negli Stati Uniti”

I tempi sono maturi per riproporre questi due Paesi nel calendario, o almeno questa è l’idea dell’amministratore delegato del WRC Promoter Oliver Ciesla, che considera Cina e USA due grandi mercati su cui puntare in futuro, al netto dei rallentamenti imposti dalla pandemia. «Vogliamo far disputare delle gare in quei Paesi, negli Stati Uniti e in Cina – ha spiegato il manager in scadenza di contratto ad AutoSport – per espandere la nostra visibilità e quella dei costruttori che hanno deciso di investire e correre nel WRC. Sarà qualcosa che faremo in futuro, e lo faremo di sicuro».

“L’ibrido è parte di un progetto più ampio per coinvolgere i costruttori nel WRC”

Attrarre più costruttori è un pallino non solo di Ciesla ma in generale di tutto il campionato, e dalle loro parti ci si augura che la transizione ibrida al via dal 2022 possa aiutare in questo senso. «L’ibrido sarà sicuramente un aspetto alla base del fatto che ci potranno essere costruttori intenzionati ad entrare nel WRC», ha proseguito, pur specificando che comunque questa nuova tecnologia è parte di un «progetto più ampio», relativo ad un prodotto come il Mondiale. Da una parte lo spettacolo offerto dalla competizione, dall’altra una piattaforma per le case automobilistiche affinché possano testare le tecnologie più avanzate e portare il tutto nella produzione delle auto di serie; stesso dicasi anche per i fornitori di pneumatici. «Siamo una piattaforma di ricerca e sviluppo per tutti – sottolinea Ciesla – da noi possono testare in tutte le condizioni: sabbia, ghiaccio, neve, terra, asfalto, caldo, freddo. Questa esperienza può essere trasferita alle auto di tutti i giorni. L’ibrido è un componente di sostenibilità, ma possiamo andare oltre. Un aspetto verde che dovrebbe aiutarci a diventare più attraenti in futuro». L’obiettivo è «mantenere i costruttori che abbiamo», ma magari aggiungere anche altri grandi nomi dell’automotive già transitati nel WRC come «Subaru, Volkswagen, Citroen» o nuovi ingressi, come «Nissan».

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