Simone Faggioli: “La Pikes Peak è stata un’esperienza estrema, ma sono soddisfatto dei miei tempi!” [INTERVISTA]

Il dieci volte campione europeo ha intrapreso una nuova difficile sfida nel 2018

Simone Faggioli, reduce dal secondo posto nella Pikes Peak, ci racconta la sua avventura e le condizioni con cui potrebbe tornare
Simone Faggioli: “La Pikes Peak è stata un’esperienza estrema, ma sono soddisfatto dei miei tempi!” [INTERVISTA]

Nel 2018 Simone Faggioli ha finalmente varcato l’oceano per coronare uno dei suoi sogni: partecipare alla mitica Pikes Peak, la cronoscalata più famosa del mondo. Ovviamente Simone ha reso onore al proprio impegno e alla bandiera italiana, segnando subito tempi stratosferici e piegandosi solo a Romain Dumas, pilota ufficiale Volkswagen.

Non è certo stata un’impresa facile però. Organizzare una spedizione di così tanti chilometri non è stato affatto semplice, e una volta in loco l’esperienza è stata a dir poco massacrante, come lui stesso ci racconta.

“Partecipare a questa gara è sempre stato un sogno. Dopo il 10° titolo europeo, arrivato nel 2017, ho capito che avevo bisogno di nuovi stimoli e di intraprendere una nuova avventura. Quindi, insieme al mio compagno di squadra Fabien, abbiamo deciso di intraprendere questa sfida decisamente complicata per un team privato. Abbiamo scelto un motore e una vettura che conoscevamo bene, ovvero le stesse con cui corriamo in Europa, in modo da avere meno imprevisti possibili, anche perché sapevamo di avere poco tempo per disputare i test. La fortuna però non è stata dalla nostra parte: abbiamo subito parecchie rotture nel corso delle giornate di prova. Tirando le somme è stata un’esperienza davvero estrema: le prove erano al mattino, dalle 5 alle 8.30, quindi bisognava uscire di casa all’una di notte tutti i giorni. Il percorso si trova tra i tre e i quattromila metri di altezza, il che significa carenza di ossigeno e freddo estremo”.

“Le prove pre gara sono andate molto bene: ero molto soddisfatto di essere solo un secondo più lento rispetto al tempo di Loeb. Poi però sono iniziate delle giornate davvero complicate in cui abbiamo rotto quattro motori di fila. Abbiamo iniziato la corsa con il morale a terra con l’obiettivo di concludere la corsa, anche a costo di limitare un poco le prestazioni del motore. Il bilancio è stato decisamente positivo. Al debutto in questa gara abbiamo fatto segnare il terzo tempo della storia, il miglior tempo di sempre per un team privato e il record per le vetture a trazione posteriore”.

È stata comunque un’esperienza molto importante in ottica futura.

“Sicuramente! Non penso di partecipare alla prossima edizione perché organizzare il tutto è molto impegnativo e il lavoro da fare è tanto. Però non è ancora detta l’ultima parola. Sicuramente però l’anno prossimo è troppo presto per puntare al record assoluto, l’obiettivo massimo potrebbe essere tentare l’assalto al record per le vetture con motore termico. Vediamo cosa ci conviene fare”.

Vista l’impressionante performance di Romain Dumas a bordo della Volkswagen I.D. R, pensi che il futuro delle auto possa essere elettrico?

“Secondo me è difficile da dire. Il paradosso al momento è che ci sono più vetture elettriche nel motorsport che nella gamma di auto stradali. Un Motorsport elettrico però non credo mi piacerebbe, ne mi darebbe il gusto che mi regala un V8”.

Cosa ti regali sotto l’albero di Natale?

“L’opportunità di creare un buon progetto per disputare il campionato Europeo e tornare competitivo come gli scorsi anni. E poi chissà che non torni in America”.

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