Extreme E | I risultati della stagione 2021 sul fronte della transizione ecologica

La sostenibilità ambientale dell'Extreme E

Pubblicato il report sulla sostenibilità ambientale della prima stagione dell'Extreme E: i risultati raggiunti nel 2021
Extreme E | I risultati della stagione 2021 sul fronte della transizione ecologica

L’ambizione dell’Extreme E è quella di proporre non solo un campionato mondiale off road ad ogni angolo del globo con grandi protagonisti del motorsport, equamente suddivisi tra femmine e maschi, a bordo di eSuv totalmente elettrici, ma anche quello di fare qualcosa di concreto sul tema fondante di questa serie nata nel 2021, vale a dire la sostenibilità ambientale.

Non basta quindi la sola sensibilizzazione sui rischi del surriscaldamento globale, ma bisogna anche fare qualcosa che magari sarà solo una pezza, ma intanto è un primo passo. In sostanza, oltre a consegnare il primo titolo della sua storia al team Rosberg X Racing, cosa ha fatto l’Extreme E nella stagione del suo debutto? Un report sui risultati legati alla transizione ecologica ottenuti nel 2021 mette nero su bianco quanto conquistato, in attesa che parta la seconda stagione la prossima settimana dall’Arabia Saudita.

Come l’Extreme E ha ridotto l’impronta di carbonio 

Nel Sustainability Report si leggono gli esiti degli sforzi per ridurre l’impronta di carbonio della serie, riducendo ad esempio le emissioni di CO2 al minimo, attraverso la metodologia Verified Carbon Standard. Anzitutto, ha aiutato utilizzare veicoli da gara elettrici, la cui energia è alimentata da celle a combustile ad idrogeno AFC Energy, ridurre a zero la presenza di pubblico sul luogo (anche per via della pandemia) che è stato invece coinvolto tramite dirette televisive e social, ed inoltre il paddock situato nella nave ricerca St.Helena, atta anche a trasportare mezzi, attrezzature e via dicendo, e la riduzione ai minimi termini dello staff di ogni team a sole sette persone (due piloti, quattro meccanici ed un ingegnere).

Quindi, viaggi limitati in una serie che ha toccato cinque località ad ogni punto del pianeta e un approccio digitale per il pubblico hanno contribuito a ridurre le emissioni, con gli spostamenti in aereo praticamente rimpiazzati dalla via marina con la St. Helena, a sua volta alimentata a diesel e in cui persino la vernice ad attrito ridotto è studiata per impattare il meno possibile. Inoltre, per compensare l’impronta ecologica, l’Extreme E ha investito in un parco eolico in Patagonia.

Tornando al discorso degli eSuv prodotti da Spark Racing Technology e dotati di batteria Williams Advanced Engineering, la loro carrozzeria è costituita da un materiale basato sulle fibre naturali, e i materiali riciclati rappresentano la natura dei pneumatici: in tutti i veicoli hanno prodotto il 4% della produzione totale di CO2 del campionato. 

I risultati per ciascuna delle tappe dell’Extreme E 2021

Inoltre Extreme E si è dotata di un Comitato Scientifico indipendente, diventando la prima serie motorsportiva al mondo a lanciare una iniziativa del genere. Guardando invece ai progetti per ogni singola tappa del Mondiale 2021, in Arabia Saudita la collaborazione con la Fondazione Ba’a ha riguardato la tutela della tartaruga verde, in via d’estinzione così come la embricata, con la costruzione di recinzioni nelle spiagge e le pratiche per consentire la nidificazione di queste specie. In Senegal, sede del secondo appuntamento, la partnership con la ONG Oceanium ha fatto sì che venissero piantate un milione (sic!) di mangrovie, fondamentali per contenere l’innalzamento dei mari, oltre al sostegno per l’istruzione e la conoscenza delle pratiche sostenibili delle comunità locali; in Groenlandia, dove si è tenuto l’Arctic X Prix, sono stati lanciati investimenti in pannelli solari, mobilità elettrica per le scuole locali ed educazione per 3.600 bambini tramite il programma di educazione ai cambiamenti climatici dell’Unicef; in Sardegna il focus è stato sui devastanti incendi che la scorsa estate hanno messo in ginocchio l’oristanese e non solo, collaborando con MEDSEA per il recupero delle aree colpite, oltre all’iniziativa per la conservazione delle fanerogame (tra cui la Posidonia oceanica), messe a rischio dal riscaldamento dei mari; nel Regno Unito si è supportato il National Trust per la «reintroduzione di tre coppie di castori nelle zone umide di Purbeck Heaths nel Dorset per contribuire a migliorare la biodiversità dell’area», specie utili per mantenere la qualità delle acque e prevenire i rischi di inondazioni. Infine, sebbene la tappa alla fine era saltata a causa della pandemia, Extreme E ha operato anche in Brasile assieme a The Nature Conservancy per il ripristino forestale nella zona di Parà: «l’iniziativa ha ripristinato 100 ettari di foresta nativa, mantenuto più di 200 ettari di agroforestazione a base di cacao e ha collaborato con gli agricoltori locali nel processo».

“Stiamo sfidando il modo in cui il motorsport è tradizionalmente gestito”

Il fondatore della serie ed amministratore delegato Alejandro Agag ha commentato: «Il rapporto di sostenibilità di Extreme E è una delle comunicazioni più importanti che abbiamo rilasciato fino ad oggi. In quanto campionato […] che mira a spianare la strada ad un futuro a basse emissioni di carbonio attraverso la promozione di veicoli elettrici e ad accelerare la parità di genere negli sport motoristici, è importante essere aperti e trasparenti sui nostri metodi e sul nostro impatto. Questo è solo l’inizio del nostro viaggio e stiamo ancora imparando, ma questo rapporto descrive in dettaglio il nostro percorso per avere l’impronta di carbonio più bassa negli sport motoristici internazionali e la comprensione di come siamo diventati carbon zero entro la fine della nostra prima stagione. Insieme all’impegno e all’esperienza dei nostri partner, stiamo fornendo una piattaforma che sfida il modo in cui lo sport è tradizionalmente gestito; offriamo soluzioni concrete che riducono l’impatto degli eventi dal vivo, ed educhiamo il nostro pubblico sugli effetti del cambiamento climatico, ispirandolo a fare scelte positive sul loro impatto sul pianeta».

 

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