Endurance | 24 Ore di Le Mans 2018, trionfo Toyota. Porsche domina in GTE Pro

Alonso si avvicina alla Tripla Corona: tutti i risultati

Endurance Ecco come è andata la 24 Ore di Le Mans 2018, con tutti i vincitori delle quattro categorie. Toyota e Porsche le mattatrici, con la casa giapponese al suo primo trionfo nella maratona automobilistica sul circuit de la Sarthe
Endurance | 24 Ore di Le Mans 2018, trionfo Toyota. Porsche domina in GTE Pro

Alla fine ce l’hanno fatta: dopo 387 giri sul circuit de la Sarthe la Toyota vince la 24 Ore di Le Mans 2018, la prima della sua storia, grazie all’equipaggio sulla TS050 Hybrid numero 8 formato da Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima e Fernando Alonso, che aggiunge così un’altra gemma sulla sua Tripla Corona (manca soltanto il trionfo alla 500 Miglia di Indianapolis). Era dal 1991, con Mazda, che una casa giapponese non vinceva a Le Mans. Secondo piazzamento nella generale per un’altra Toyota, la #7 di Conway-Kobayashi-Lopez, terzo gradino del podio per Rebellion Racing con la Oreca #3 di Laurent-Beche-Menezes.

Nella LMP2 vince la Oreca 07 motorizzata Gibson di G-Drive Racing, equipaggio Roman Rusinov-Andrea Pizzotola e Jean-Eric Vergne, in quella GTE Pro dominio Porsche con la 911 RSR #92 Pink Pig con a bordo Michael Christensen, Kevin Estre e Laurens Vanthoor e nella GTE Am con un’altra 911 RSR, la #77 del Dempsey-Proton Racing con Matt Campbell, Christian Ried e Julien Andlauer.

Il dominio Toyota nella LMP1 della 24 Ore di Le Mans 2018

Nessuno scossone, nessun colpo di scena, nessun imprevisto a parte qualche foratura e i ritiri, in tutto sedici, fisiologici in una corsa di durata di questo genere. Le due vetture di Toyota Gazoo Racing, partite in prima fila, hanno dominato dalla prima all’ultima ora senza troppe difficoltà e senza mai cedere i loro posti agli avversari su team primati. E se nelle ultimissime fasi di gara un rallentamento sul rettilineo della Hunaudières da parte TS050 Hybrid #7 guidata da Kamui Kobayashi sembrava rievocare i fantasmi del passato, in cui la Toyota perse la gara endurance per delle beffe agli ultimi giri, la situazione è poi subito rientrata (il pilota era quasi a secco di carburante avendo mancato il rientro al box nel giro precedente: inflitta una piccola penalità che non ha modificato il risultato finale). Nessun psicodramma come nel 2014, quando la casa nipponica vide sfumare il vantaggio per un problema elettrico alla vettura sorto alle luci dell’alba, o peggio come nel 2016 quando il primo posto si polverizzò quando mancavano 3 minuti e 25 secondi alla fine, con la TS050 guidata da Nakajima che si spense proprio nel momento cruciale o l’anno scorso, con tutte e tre le vetture ritiratesi anzitempo.
Niente di tutto ciò quest’anno. Le malelingue potranno addurre il fatto che l’eterna rivale, Porsche, era assente per la prima volta nella LMP1, impegnata a dominare in GTE Pro come vedremo, e che i rivali magari non erano all’altezza delle ibride Toyota: sta di fatto che la casa giapponese si è preparata allo spasimo per questa 24 Ore, non lasciando nulla a caso e facendo un lavoro encomiabile per rendere più performanti e competitive le TS050. Aiuta anche avere piloti determinati seppure debuttanti, come Alonso, che mirava a conquistare Le Mans dopo la vittoria nel GP di Monaco di F1, per avvicinarsi a quel trofeo simbolico che è la Tripla Corona riservata a chi vince queste due competizioni e la 500 Miglia di Indianapolis, e che nella storia è riuscita solo ad un certo Graham Hill.
Se nelle prime fasi di gara SMP Racing ci ha provato a stare al passo delle due ibride, alla fine tra le endotermiche è Rebellion Racing a recitare il ruolo del terzo incomodo nonché diretta inseguitrice, con la Oreca #3 dell’equipaggio Laurent-Beche-Menezes, che ha la meglio rispetto all’altra vettura con André Lotterer, tra gli altri, alla guida. Praticamente è stata questa la sfida nelle prime tre posizioni della LMP1 per quasi tutte le 24 ore. La numero 8 di Toyota, dopo un inizio in sordina, recupera confidenza soprattutto dopo uno stop&go subito da Buemi per eccesso di velocità nella slow-zone, con i due compagni di prototipo chiamati a rilanciare la gara e portarsi in testa. Alonso fatica nella notte, cedendo due minuti di ritardo, per poi accorciare le distanze prima di cedere il volante a Nakajima (che vanta rispetto al collega spagnolo sette partecipazioni alla prova di la Sarthe), conducendo la #8 al sorpasso definitivo sulla gemella numero 7. Arriviamo così all’alba del nuovo giorno in cui  le gerarchie in cima alla Le Mans sono ormai praticamente decise, grazie anche al fondamentale apporto del veterano Nakajima.

Una piccola sorpresa nella LMP2 della 24 Ore di Le Mans. Cetilar Villorba nella top 15

G-Drive Racing, scuderia russa, vince la categoria cadetta con l’Oreca 07 – Gibson #26 dell’equipaggio Andrea Pizzitola, Roman Rusinov e Jean-Eric Vergne: dopo la 6 Ore di Spa-Francorchamps il team è riuscito a far sua anche Le Mans, riuscendo a resistere agli assalti degli arrembanti francesi di Signatech Alpine Matmut (con Lapierre-Negrao-Thiriet) e della Graff-SO24 (Capillaire-Hirschi-Gommendi), che si piazzano negli altri due piazzamenti del podio. Dodici prototipi LMP2 su venti alla partenza si classificano dalla quinta alla sedicesima posizione nella generale, mentre nella ventiduesima troviamo il grande cuore di Cetilar Villorba Corse, che con la Dallara #47 ricostruita quasi ex novo in tempi record dopo l’incidente occorso a Giorgio Sernagiotto nel secondo turno di qualifiche riesce a terminare la gara, a superare i molti imprevisti e a concludere tredicesima nella categoria. Qui abbiamo seguito passo per passo l’avventura di Sernagiotto, Roberto Lacorte, Felipe Nasr e di tutto il team italiano in questa edizione, a partire da mercoledì.

GTE Pro: Porsche sbaraglia la concorrenza alla 24 Ore di Le Mans. Due Ferrari sul podio della GTE Am

Nella GTE Pro le chiacchiere stanno a zero: Porsche non ha vinto ma stravinto, dominando con le sue 911 RSR praticamente tutta la gara senza colpi di scena. Il successo finale spetta alla #92 con la livrea speciale Pink Pig di Michael Christensen, Kévin Estre e Laurens Vanthoor, che riesce anche ad approfittare degli ingressi della safety car. Al secondo posto l’altra vettura, la #91 di Lietz-Bruni-Makowiecki, mentre al terzo gli eterni rivali Ford, con la #68 del Chip Ganassi Team e con l’equipaggio Hand-Müller-Bourdais.
Certo, due esemplari della casa tedesca quali la 93 e la 94 hanno subito delle noie tecniche o dei ritardi che le hanno messe fuori gioco, cosa di cui ha approfittato Ford GT, che durante la notte è riuscita anche ad incastrarsi al secondo posto. Non c’è stato molto da fare per gli avversari quali BMW, Aston Martin e Ferrari (notare il debutto di Antonio Giovinazzi, che sulla 488 di AF Corse ha concluso al sesto posto di categoria), che potrebbero rilanciare la polemica su un Balance of Performance favorevole a Porsche soprattutto ed anche a Ford, ma questo si vedrà. Buon piazzamento comunque per le M8 GTE di BMW, alla prima prova di Le Mans, che porta una vettura del modello all’undicesimo posto di categoria, mentre al nono troviamo Aston Martin con la Vantage GTE.
Infine, nella GTE Am altra vittoria Porsche con il team Dempsey Proton Racing e l’equipaggio formato da Campbell-Ried-Andlauer, seguito dalla Ferrari 488 GTE di Spirit of Race, con a bordo il trio Flohr-Castellacci-Fisichella, autori di un’ottima prova e una bella rimonta nelle ultime ore. Terzo posto di categoria per l’altra Ferrari, la #85 di Keating Motorsports (Keating-Bleekemolen-Stolz).

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